Lo scorso 3 aprile in Brunei è entrato in vigore un nuovo codice penale basato sulla sharia, che prevede la condanna a morte per omosessuali, stupratori, rapinatori, blasfemi e chi insulta Maometto. Per i ladri invece è previsto il taglio della mano destra e, se ci riprovano, anche del piede sinistro. Le lesbiche avranno maggiore clemenza: quaranta frustate e/o dieci anni di prigione. Tutto il mondo è rimasto indignato per la decisione del sultano Hassanal Bolkiah di applicare la legge islamica.
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Campagne di boicottaggio hanno colpito tutti gli hotel del sultano, con proteste anche a Roma e Milano, oltre alla denuncia dell’Onu per delle condanne inumane e crudeli.
Il Ministro degli esteri Erywan Yusof ha replicato alle diverse polemiche: «La sharia si concentra più sulla prevenzione che sulla punizione. È finalizzata all’educazione, alla deterrenza, alla riabilitazione piuttosto che alla punizione». Inoltre afferma anche che le condanne saranno molto rare, infatti «la lapidazione prevista per gli omosessuali e il taglio di una mano o di un piede per i furti saranno due punizioni che per essere approvate richiederanno numerose e particolari prove a carico del reato commesso. E che per questo motivo sarà molto difficile che vengano applicate».
Contro il Brunei sono intervenute anche le Nazioni Unite per far cambiare queste leggi crudeli e inumane.