Un donatore di sperma ha vinto una causa contro la clinica per la fertilità che ha utilizzato le sue donazioni per aiutare famiglie LGBT+.
Neil Gaskell, 49 anni, ha iniziato a donare sperma presso la CARE Fertility Clinic di Manchester nel 2010, in cambio di uno sconto sulla fecondazione in vitro per la sua stessa famiglia.
Gaskell aveva delle idee precise su chi voleva aiutare con le sue donazioni, infatti aveva insistito sul modulo di consenso perchè nessuna delle sue donazioni finisse a coppie dello stesso sesso oppure a madri single.
Affermando di non essere “omofobo”, Gaskell ha dichiarato a The Mail: “Accetto che alcune persone lo troveranno scomodo e che la gente potrebbe pensare che io sia omofobo, o contro l’idea delle madri single.
Ma questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Non si trattava di discriminare le coppie dello stesso sesso, non era per ragioni religiose e non accetto che sia bigottismo. Penso a queste famiglie, a questi bambini, ogni giorno, sempre” e ancora “Ma non puoi discutere con la biologia. Ci vogliono un uomo e una donna per creare un bambino, ed è mia opinione che se i bambini nascono con il mio sperma devono avere una madre e un padre.
Ero preoccupato per come sarebbero stati allevati, se sarebbero stati vittime di bullismo nel parco giochi o per avere due mamme. Non lo volevo per i miei figli”.
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Nel settembre 2016, Gaskell fu contattato dalla clinica che lo avvisava che “erano stati commessi degli errori” e lo invitava a un incontro. La clinica per la fertilità gli aveva poi spiegato che alcune delle sue donazioni di sperma erano andate a coppie dello stesso sesso.
Sebbene gli studi abbiano scoperto che le coppie dello stesso sesso sono genitori brillanti, sono meno vincolate dalle norme di genere e una ricerca dei Paesi Bassi del 2019 ha scoperto che i bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso hanno persino ottenuto risultati migliori ai test a scuola, Gaskell era così sconvolto che il suo sperma fosse andato a genitori dello stesso sesso che ha avviato un procedimento penale contro la clinica.
La disputa si è conclusa con Gaskell vincitore e un accordo a suo favore a cinque cifre. Secondo il tribunale infatti la clinica, una volta venuta a conoscenza delle idee discriminatorie di Gaskell, non avrebbe mai dovuto accettarlo come donatore.