Nathaniel Hall, 32 anni, non ha mai dimenticato la ‘sua prima volta’. Nathaniel infatti ha contratto l’HIV a 16 anni, dopo aver dormito con un uomo più grande. La malattia gli fu diagnosticata solo due settimane dopo il suo diciassettesimo compleanno.
“È stato come essere investito da un camion. È stato così difficile da sentire”.
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Nathaniel ha tenuto la diagnosi segreta alla sua famiglia e agli amici per 14 anni. “Vivevo con tanta paura, odio e vergogna. All’inizio del 2017 però ho capito che non potevo lasciarmi divorare dalla situazione e ho deciso di trasformare quello che mi era successo in qualcosa di positivo”. Nathaniel ha dunque ideato il suo spettacolo personale, diretto ma anche straziante, First Time, per rompere finalmente il silenzio e parlare dello stigma che circonda l’HIV. Ma prima di rendere pubblico il suo status con la produzione, ha dovuto dirlo ai suoi genitori e fratelli.
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“Ho scritto loro una lettera perché non potevo sopportare l’idea di dirglielo guardandoli negli occhi”, ammette. “Sapevo però che mi avrebbero supportato”. La famiglia di Nathaniel dopo quel giorno ha assistito a tutti gli spettacoli. “Ci sono stati momenti in cui ho visto che gli occhi di mia madre e di mio padre erano chiusi. Penso che papà stesse piangendo. Per me è stato importante. E’ stata una terapia familiare in un certo senso”.
Nathaniel nel tempo ha anche incontrato il ragazzo con cui era andato a letto anni prima. “Abbiamo perso i contatti per molto tempo, quindi non ho mai scoperto direttamente da lui che era sieropositivo. Soprattutto se lo sapesse o meno. Al tempo mi aveva detto che aveva fatto il test e che era risultato negativo, quindi mi sono fidato di lui. Mi sono imbattuto in lui dal dottore. Stavo camminando lungo il corridoio e abbiamo incrociato i nostri sguardi. Era una clinica per la cura dell’HIV e questo mi ha dato conferma di quanto già pensavo. L’ho aspettato all’uscita, ma lui non si è mai palesato. Deve essere uscito da un altro ingresso. Mi aveva sicuramente visto, ne sono sicuro”.
“Non provo risentimento nei suoi confronti. Posso solo immaginare come mi sentirei se avessi trasmesso l’HIV a qualcuno. Non vedo cosa ne guadagnerei se mi arrabbiassi con lui”.
Nathaniel torna infine a parlare del suo spettacolo: “Durante lo spettacolo c’è una veglia a lume di candela. Non riguarda me, ma i 35 milioni di persone che sono morte a causa di questa malattia e i 37 milioni di persone che vivono ancora con l’HIV. Non è solo la mia storia“.