Come sapete in questi giorni il Viminale ha reso noto che è in Gazzetta Ufficiale il provvedimento che prevede la dicitura “madre” e “padre” per la carta di identità dei minorenni anziché “genitori”. E’ stato dunque modificato il testo della norma del 23 dicembre 2015. Scatta subito la polemica e immediatamente Famiglie Arcobaleno, Cgil, politici del M5S contestano la decisione del governo. Il Piemonte si offre addirittura di pagare i procedimenti delle coppie.
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Marilena Grassadonia, Presidente delle Famiglie Arcobaleno, dichiara: “Il decreto è palesemente illegittimo e discriminatorio perché non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini e delle bambine che già oggi – attraverso trascrizioni di atti esteri o che sono stati adottati dal compagno o dalla compagna del genitore biologico grazie all’art. 44, lett d (adozione in casi particolari) – sono riconosciuti figli e figlie di due padri e due madri e di quelli che invece verranno riconosciuti in futuro”.
Anche il sindaco di Napoli De Magistris attacca il provvedimento: “Abbiamo una concezione della famiglia molto diversa. Ci sono i genitori, il padre, la madre, famiglie molto diverse da quelle monolitiche di Verona. Non ci piace questa propaganda sui diritti che questo governo cerca di mettere in campo ogni giorno”. Segue a ruota anche Chiara Appendino, sindaca di Torino: “La dicitura padre e madre sulla carta dʼidentità è un passo indietro sui diritti, sto cercando di capire quali siano i margini a disposizione per intervenire”.
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Anche la Cgil è contraria: “Questo provvedimento non solo cerca di precludere sviluppi futuri nel senso dell’ampliamento dei diritti familiari esistenti (a partire dalla nostra battaglia per la libera scelta del cognome dei e delle figlie) ma va a colpire con un’intollerabile discriminazione famiglie già esistenti e in particolare i bambini e le bambine figlie e figli di quei genitori. Siamo e saremo con tutti i mezzi a fianco delle famiglie, dei minori e di tutte le persone bersaglio di questa orrenda discriminazione e sosterremo con ogni mezzo la battaglia già annunciata di famiglie arcobaleno per chiedere ai tribunali amministrativi la cancellazione della nuova norma”.