Dalla Polonia giunge una notizia allarmante. Nell’ultimo periodo decine di villaggi si sono schierati contro la comunità LGBT+, dichiarandosi “liberi dall’ideologia gender”, definizione omofoba che ci riporta ai tempi della germania nazista.
Questo accade mentre i vescovi polacchi sono in guerra con il colosso svedese dell’arredamento Ikea, accusato di “propaganda Lgbt” per aver licenziato un dipendente che in azienda svolgeva propaganda per la sua idea secondo cui sarebbe necessario “mandare al rogo tutti gli omosessuali”. “C’è un clima d’intimidazione e di odio: lo percepiamo in aumento da una settimana all’altra”, commenta il giovane attivista Sebastian Matuszewski, che si batte per la parità di diritti Lgbt.
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Secondo la maggior parte delle persone il partito di maggioranza PiS (alleato con la lega di Matteo Salvini) ha come nemico principale gay, trans, lesbiche e tutta la comunità.
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La chiesa polacca sostiene pienamente la campagna del partito Pis, inoltre è sotto tiro per i numerosi scandali di pedofilia. Il reverendo Marek Dziewicki, ha dichiarato via radio che “Lgbt significa pedofili, zoofili, necrofili, vogliono trasformare esseri umani in erotomani sterili”. Per padre Henryk Grzadko “un’invasione di civiltà minaccia la Polonia, arrivano con bandiere arcobaleno per strapparci i nostri valori”. All’ordine del giorno sono presenti pestaggi di persone omosessuali nelle zone più interne del paese, dove l’influenza della chiesa è più forte e sentita.