“Diversity Swiss Army” è il nuovo ufficio creato per occuparsi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere dei militari svizzeri.
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Le forze armate federali hanno deciso di proseguire con convinzione la politica di inclusione avviata nel 2013, anno in cui i vertici della Difesa elvetica hanno cominciato ad ammettere alla vita in grigioverde le prime reclute appartenenti a tale minoranza.
L’attuale normativa prevede infatti l’inammissibiltà per le persone transessuali sia nella protezione civile che nell’esercito. Gli alti comandi hanno quindi pubblicato delle linee-guida che descrivono come verrà attuata nel dettaglio la svolta pro-inclusione. Secondo quanto riportato su Le Matin Dimanche e SonntagsZeitung, ci sarà uno specialista incaricato di gestire proprio le pratiche inerenti a soggetti che non si identificano con il sesso registrato sul rispettivo atto di nascita che certificherà, come per tutti i soldati, la salute mentale, fisica, la resistenza allo stress e le altre caratteristiche necessarie. Se si sarà giudicati idonei, non ci sarà nulla che potrà impedire l’ammissione di una persona transessuale nelle forze armate.
Inoltre dal 2020 i reclutatori chiederanno ai giovani in quale sesso si identificano: oltre a uomo e donna, potranno rispondere “altro” in merito al proprio genere percepito.