Una panchina dipinta con i colori dell’arcobaleno scatena una pioggia di insulti omofobi sui social network e non solo.
Il fatto è avvenuto a Santorso (VI) dopo che sono state postate alcune foto della panchina incriminata sulla pagina Facebook “Sei di Santorso se…”. Moltissimi i commenti positivi, ma altrettanti quelli di stampo omofobo. “Una schifezza. Serve politicamente ad aiutare i bambini ad abituarsi alla bandiera dei gay lgbt e compagnia cantante sinustrisa. Bella furbizia. Mettono l’arcobaleno dappertutto per far entrare il politicamente corretto Pm nella testa delle persone. Cari genitori, vi conviene svegliarvi e richiedere la verniciatura con un bel verde giardino”. “Eppure problemi seri ne abbiamo molti a Santorso… quanti soldi buttati via”. “Ormai l’arcobaleno lo mettono dappertutto anche per dire andrà tutto bene. Poi negli altari addirittura di certe chiese. Attenzione perché il demonio è furbo”.
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L’idea delle panchine arcobaleno era nata in occasione della Giornata mondiale contro l’omobitransfobia del 17 maggio scorso, all’interno del progetto “The rainbow art project”, iniziativa promossa dal gruppo scolastico Pantaloni rosa dello Schio Campus, con le associazioni MaiMa di Schio e Oltreconfine di Valdagno. Il progetto è stato sostenuto da undici Comuni del territorio dell’Alto Vicentino: Breganze, Carrè, Lugo, Marano, Santorso, Sarcedo, San Vito di Leguzzano, Schio, Thiene, Valdagno e Zugliano.
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Immediata la replica del Sindaco di Santorso Franco Balzi dalle pagine del Giornale di Vicenza: “Abbiamo aderito al progetto delle panchine arcobaleno, promosso in occasione della Giornata contro l’omofobia, un’iniziativa che punta alla tutela dei diritti: questo è un nostro valore”.
Anche Fabrizio Benetti, presidente dell’Associazione MaiMa di Schio, ha difeso l’iniziativa: “L’idea delle panchine arcobaleno è stato un progetto ambizioso che ha volutamente coinvolto diversi comuni del nostro territorio per dimostrare che la lotta all’omofobia e alle discriminazioni è una battaglia di tutti. Sono un simbolo che rappresenta la libertà di amare e dispiace constatare quanto lavoro ci sia ancora da fare su questo tema”.
Su Vicenza è stato intervistato anche Mattia Stella, presidente di Vicenza Pride: “Queste sono iniziative simboliche che hanno la loro rilevanza in quanto sono inclusive. Certe reazioni dispiacciono sempre”.