Sfruttando le nuove norme anti Covid-19, l’Uganda si è resa protagonista di numerose repressioni contro la comunità LGBT+. Lo scorso 29 marzo la polizia ha fatto irruzione in un rifugio e ha picchiato e arrestato 23 persone LGBT+ (14 uomini gay, due uomini bisessuali e quattro donne transgender – 3 persone sono state rilasciate per motivi di salute) con l’accusa di “violazione delle misure per il contenimento del Coronavirus”.
Si tratta di giovani senzatetto LGBT+ ospiti di una casa rifugio nella periferia di Kampala.
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Secondo alcuni esponenti di associazioni LGBT+, le persone arrestate il 29 marzo sono state prese di mira per il loro orientamento sessuale. I rapporti tra persone dello stesso sesso infatti sono puniti con l’ergastolo, senza parlare dell’ennesimo tentativo da parte del ministro dell’Etica e dell’Integrità Simon Lokodo, che il 10 ottobre aveva annunciato un progetto di legge per introdurre la pena di morte in caso di «atti omosessuali gravi».
L’omotransfobia in Uganda è un problema molto serio, nel 2019 sono stati uccisi tre attivisti della comunità LGBT+ e lo scorso ottobre un rifugiato gay è stato picchiato, mentre una donna lesbica è stata violentata dal suo medico.