Sentenza storica. Le protagoniste sono due donne che già convivevano stabilmente more uxorio dal 2013 e che avevano potuto perfezionare il loro vincolo solo nel 2016. E’ Il primo “divorzio” di una coppia omosessuale da quando è stata approvata la legge Cirinnà.
Nel provvedimento del Tribunale si legge che è «altamente verosimile che nel corso della stabile convivenza delle parti in causa, con inizio già nell’autunno del 2013, siano state adottate dalla donna economicamente più debole decisioni in ordine al trasferimento della propria residenza ed alla attività lavorativa dettate non solo dalla maggior comodità del posto di lavoro rispetto ai luoghi di convivenza (Pordenone piuttosto che Venezia), ma anche dalla necessità di coltivare al meglio la relazione e trascorrere quanto più tempo possibile con la propria compagna, non comprimendo il tempo libero con le ore necessarie per il lungo trasferimento per almeno due volte al giorno».
Sulla base di questa motivazione il partner economicamente più forte, residente ancora nell’abitazione condivisa fino a qualche tempo fa dalla coppia, dovrà corrispondere all’ex compagna 350 euro al mese.
Sulla vicenda interviene anche Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico e relatrice della legge sulle unioni civili: «Mi fa piacere leggere che, per la prima volta, un Tribunale ha applicato la legge sulle unioni civili anche in sede di scioglimento, riconoscendo un assegno alla coniuge debole. La legge 76/2016 equipara coppie sposate e coppie unite civilmente anche nella fase di scioglimento del vincolo, riconoscendo anche in questo caso che ogni famiglia ha diritto allo stesso trattamento giuridico. Lo ricordino i nostri Ministri che, a Verona, si riuniranno per ribadire una presunta superiorità della famiglia “naturale”; per il diritto italiano non esiste un modello superiore alle altre, ma ogni famiglia ha pari dignità di fronte alla legge».